La maglietta color Granada
17 Giugno 2019
4 Pamplona-Puente la Reina (24 km)
Oggi fa caldo, caldissimo. Parto prestissimo perché comincio anche ad avere un fastidioso eritema solare che se peggiorerà diventerá uno strazio per i prossimi giorni. Durante i primi chilometri in un paesaggio verdissimo e collinare incrocio una classe di bambini che hanno in programma una tappa del cammino a piedi. Che cosa bellissima. Peró fanno troppo rumore per i miei gusti, quindi allungo di molto il passo per superarli e in men che non si dica mi ritrovo sotto il sole cocente. Procedo spedita oggi. Incontro Mike, un ragazzo americano che mi racconta di essere stato un ex calciatore della nazionale di beach soccer, e che ora sta girando il mondo e il cammino fa parte di questo suo bellissimo viaggio, senza una meta precisa. Io e Mike passiamo tutta la mattinata a parlare, come se ci conoscessimo da anni.
È questo il cammino. Incontri una persona e leghi immediatamente con lei senza remore (se ci si sta simpatici, ovviamente). Niente “small talks” come li chiamano qua. La domanda con la quale si comincia la conversazione in genere è “perchè stai facendo il cammino?” Ed è a questo punto che conosci storie incredibili e meravigliose e il tempo si ferma. Si cammina, si parla, ci si confronta, si ride, e si piange.
Dopo un po’ procedo da sola perché Mike vuole fare una pausa, e mi imbatto in un altro paesaggio a dir poco mozzafiato. Un’enorme distesa di sassi, accatastati dai pellegrini, passati prima di me, in modo particolare in diverse forme, in orizzontale, in verticale, forme geometriche, a forma di torri, senza un limite alla fantasia. Rimango lì a guardare per parecchio tempo, incantata, senza rendermi conto che il sole si fa sempre più cocente e il mio eritema solare sempre più fastidioso. Inoltre mi fa anche male il tendine di Achille. Quando sono a qualche chilometro dall’arrivo ormai sono le 15 passate, tutti gli altri pellegrini saranno giá arrivati e io come sempre sento di essere tra gli ultimi. Mi prende lo sconforto perché fará 40 gradi e ho caldissimo, sono fiacca e non c’è un’anima viva con la quale parlare e far passare il tempo. E invece ecco che appare Mike, anche lui in ritardo. Una visione per me in quel momento di solitudine!. Insieme facciamo gli ultimi km e alle porte della cittá ci fermiamo a bere una birra lui, un Radler io. Lui si ferma in un Albergue alle porte della cittá, io proseguo e arrivo nell’Albergue che si rivelerà il più ricco d’amore mai visto. Entro che sono a pezzi, tutto fa male e l’eritema mi sta facendo vedere le stelle dal prurito. Ad accogliermi ci sono Esther e il suo compagno Manuel. Appena entro sento subito un profumo “ È aromaterapia”, mi spiega Esther. Sono solari e mi sorridono. Dopo iniziamo a parlare e quando gli chiedo di raccontarmi come sono arrivati in questo posto finiscono per raccontarmi la loro bellissima storia d’amore. Il loro incontro è avvenuto 7 anni prima, quando Esther, argentina, decide di fare il cammino. Manuel é il tassista che la porta da Bajon a SJPDP. In quel breve tratto di strada si conoscono, e si piacciono. Lei parte per la prima tappa, e dopo due giorni gli scrive un messaggio, per dirgli che era stata bene in macchina con lui durante gli spostamenti. Lui le chiede “ dove sei?” “ A Zubiri”, risponde lei. Lui prende la macchina e va a Zubiri. Si incontrano per un caffè, e lui riparte. Il giorno dopo stessa cosa. “Dove sei?” “A Pamplona”. Lui prende la macchina, e la raggiunge. Un ora e mezzo per andare e un’ora e mezzo per tornare. Il tutto per stare insieme un’oretta.
Finché e possibile Manuel la raggiunge. Fino al giorno in cui Esther deve tornare in Brasile. Lui la accompagna all’aeroporto. Entrambi sono tristi, e sono innamorati. Ma sanno che la lontananza é semplicemente troppa. Eppure…una volta arrivata in Argentina Juan comincia a chiamarla tutti i giorni (santo whatsapp!). Dopo qualche mese lei gli chiede di andare a trovarlo. Lui non se lo fa ripetere due volte e parte , e quando lei lo prende dall’aeroporto si accorge che entrambi portano la maglietta dello stesso colore granada, un colore insolito come è insolita la coincidenza. Per Esther è il segno che le mancava. Decidono di non lasciarsi più. Esther viene in Spagna, insieme fanno il cammino di Santiago durante l’inverno e aprono un Albergue. Dopo anni e mesi di fatica, Manuel riesce a lasciare il lavoro di tassista e a lavorare a tempo pieno per l’Albergue, che traspira amore da tutti i pori.
Mi assegnano una carta, un piccolo rituale che fanno con tutti i pellegrini, e sulla mia ci sta scritto amore e allegria.
Alla fine di questo racconto io sono in un mare di lacrime dall’emozione ma non sono l’unica. Anche loro hanno le lacrime agli occhi.
Vado in farmacia perché ho bisogno di cure: mi serve una crema per l’eritema, un antinfiammatorio per il tendine di achille, ibuprofene per il dolore e una cavigliera. Il farmacista é gentilissimo. Anche questa serata a Puenta la Reina è semplicemente magica. Ci ritroviamo a mangiare tutti insieme in un ristorante nel tepore serale e nonostante i mille acciacchi vado a letto, consapevole di aver ascoltato una delle storie d’amore più belle.