Stamattina sono partita alle 6:30 dopo una notte completamente insonne. Ieri sera infatti dopo aver scritto il diario ed essermi sorpresa dei ripetuti ronzii di zanzare intorno alla mia testa, ho acceso la luce e ha diagnosticato con orrore che nella stanza c’erano come minimo 50 zanzare e diverse mosche. Ho cominciato ad ucciderle, ma ero sicura che non ce l’avrei mai fatta a finirle tutte, mi sarebbe servito un VAPE. Consiglio quindi di mettere nello zaino un antizanzare, mi avrebbe salvato in un paio di situazioni. Ho adottato il metodo lenzuolo sulla testa, ma poi stanotte mi sono svegliata completamente sudata. Da fuori veniva un forte odore di letame, essendo la città dove mi sono fermata in una zona dove ci sono moltissime stalle. Tra zanzare , mosche, caldo e puzza di letame è stata una notte infernale, nonostante l’ostello fosse veramente bello (casa horreo a Olivieroa), l’hospitaliero accogliente e la stanza carina e pulita. Stamattina, mentre facevo i miei 15 minuti di yoga mattutini, ho notato una boccetta spray insetticida messa a disposizione degli ospiti, che non avevo visto ieri sera. Ma ormai era troppo tardi, la notte era andata. Sono quindi partita ancora completamente al buio e subito la tappa si è mostrata per quella che era, un saliscendi continuo. Il paesaggio era però veramente bello, boschi, campi di mais, ruscelli, piccoli villaggi con stalle e pollai. Mi sono fermata davanti a una stalla dove c’erano mucche legate strette al collo, e c’era anche il contadino al quale rimaneva in bocca un solo dente. Gli ho chiesto come mai fossero legate, mi ha risposto che se no scappavano. Gli ho ribadito che avevo visto tante stelle comunque libere, mi ha spiegato che quelle sono stalle le più moderne…
Ho proseguito per la mia strada e ho incontrato un signore anziano con a seguito almeno 5 cani, di taglia piccola media e grande. Tornava dalla sua passeggiata nei campi verso casa sua e i cani lo seguivano tranquillamente ognuno col proprio tempo. C’erano strade da attraversare ma lui era tranquillo, sapeva che i cani non ci sarebbero fatti investire. Io ovviamente ero subito in agitazione per loro, ma ovviamente è andato tutto bene. Arrivato alla sua casa i cani sono lentamente entrati e quelli più piccoli, tranquilli fino a un minuto prima, una volta entrati nel cancello hanno cominciato subito ad abbaiarmi. Questione di territorio. A Dumbria ho fatto la mia solita colazione con pane tostato e pomodoro, e poi ho proseguito la tappa. Alle 10:30 il sole già picchiava fortissimo e complice la notte passata in bianco sapevo che avrei fatto tantissima fatica… Oggi mi mancavano veramente le forze ogni tanto, sapevo che il traguardo di oggi sarebbe stato un bellissimo mare, ma nonostante questo mi sono dovuta fermare parecchie volte. Ad un certo punto, dopo una ripida salita, la svolta: ecco il mare, l’oceano. Sono sulla famosa Costa della Morte. Una grande festa per gli occhi e per la mente, il paesaggio è meraviglioso il mare di un blu profondo. Il vento è veramente forte e gli alberi altissimi dondolano pericolosamente. Arrivo ad una baia e decido di scendere per andare a scoprirla… È bellissima e selvaggia, la non ci va nessuno. Metto i piedi in acqua, è gelida ma rinfrescante. Sono comunque abituata alle acque fredde dei laghi di Berlino. Gli ultimi chilometri verso Muxia continuano ad essere un misto di salite e discese, con un bellissimo bosco come cornice. Tutta un tratto il percorso si sposta su una passerella sulla spiaggia, dal bosco al mare in un attimo. Passo davanti a spiagge con acqua cristallina dove delle persone si fanno il bagno, le spiagge non sono per niente affollate e il vento fresco è molto piacevole. Arrivata all’ostello faccio la conoscenza dell’hospitaliero Pepe, uno spagnolo che parla benissimo l’italiano. L’ostello si chiama Muxia Mare e mi è stato consigliato da moltissimi altri italiani. Peppe mi racconta che durante la pandemia molti ostelli sono andati in rovina, e che nonostante qua, sulla Costa della Morte, non ci sia stato praticamente nessun caso, i pellegrini mancano. Anche chi è rimasto aperto ha dovuto mandare a casa molte persone che lavoravano per l’ostello. Io gli dico che il cammino senza di loro sarebbe impossibile, lui mi dice che senza di noi il cammino non esisterebbe. Lui, la moglie e la figlia sono persone deliziose. Esco a farmi una passeggiata ma il vento e il freddo mi costringono a tornare dentro, oggi sono veramente molto stanca ho bisogno di mettermi qualcosa di caldo e di riposarmi prima di uscire per cena. Dopo cena faccio una delle passeggiate più commoventi e romantiche di tutto il cammino. In pochi minuti raggiungo il santuario della Virxe da Barca o Nosa Señora da Barca, situato su una piccola altura. Da lì ammiro un meraviglioso tramonto con il sottofondo del dolce suono di una cornamusa. Molti pellegrini ascoltano la musica della cornamusa e ammirano il tramonto in un religioso silenzio. Alla fine dell’esibizione, un timido applauso ringrazia il musicista, e io posso ancora passeggiare per questa cittadina incantata col sottofondo del grido dei gabbiani. Muxia é decisamente una città magica.