Le zecche ubriache

27 Giugno 2019

14 tappa: Hontanas-Boadilla del Camino, (28 km e 40 gradi)- no ombra sul tragitto

Sono partita alle sei stamattina e come prima sorpresa ho incontrato le rovine del monastero di St.Anton, nel quale sono entrata. So che Kip aveva pernottato lì con alcuni studenti e infatti mentre faccio una piccola pausa in quel paesaggio fiabesco, sento le loro voci e ovviamente, la sua risata. Bellissimo! La prima sfida è arrivata pochi chilometri dopo quando sotto un sole cocente ho dovuto affrontare il passo meseta, circa un’ora di salita fino a 900 m. Non se l’aspettava nessuno e alla fine eravamo stravolti. Ma veniamo ripagati da una vista impagabile sulla mesetas. Il motto di oggi per tutti noi era andare a passo spedito per scappare il prima possibile dal sole cocente. Infatti nella mesetas non c’è ombra e le temperature al sole non oso sapere quanto alte siano. Per fortuna ci sono venditori di acqua e frutta fresca che ogni tanto spuntano dal nulla come una visione. Sono riuscita a camminare a passo spedito fino a circa 3 km prima dell’arrivo. Ad un certo punto ho cominciato a sentire che mi si stavano formando delle grandi vesciche nei piedi e allora ho rallentato di parecchio. Mi sono addirittura messa seduta sul percorso, sotto al sole, con il corpo che si rifiutava di continuare. Ebbene sì a tre giorni prima della fine anche io sono vittima delle vesciche, che poi all’ostello mi sono state curate con ago e filo dalle mani esperte di Linda, la signora con i capelli colorati. Negli ostelli si trovano sempre degli angeli pronti ad aiutarti.Una ragazza è stata meno fortunata di me si è ritrovata una zecca infilata nell’addome. Linda, che è un’esperta camminatrice, mi ha spiegato che per togliere le zecche bisogna farle ubriacare, ma ci vuole qualche ora di pazienza. Goccia dopo goccia di alcol sulla zecca, e quella mezza ubriaca decide di andarsene. Lo sapevate?

Poi incontro Jessica, una ragazza canadese, un artista nel fare ritratti e mentre parliamo,  decide di farmene uno. Mi racconta la storia dei suoi genitori: il papà guidava il camion della nettezza urbana, e lei, la mamma,  era una studentessa. Il giorno in cui si sono conosciuti c’era una tormenta di neve e lei doveva andare a scuola. Lui l’ha fatta salire per darle un passaggio, e da quel momento è nato l’amore. Il ritratto che mi regala Jessica mi lascia senza parole…mi assomiglia molto, ma con 30 anni di più. Mi chiedo se sembro veramente così stanca ed invecchiata come mi dipinge lei. In quei tratti ci sono tutta la stanchezza accumulata in questi giorni, tutti i pianti dei momenti di sconforto, tutto il caldo torrido e quasi quasi anche tutta la mia vita. 

Sulla Chiesa situata di fronte all’albergue della microscopica Boadilla del Camino, dalla mia stanza,  vedo diversi nidi di cicogna con tantissimi piccoli ormai pronti a prendere il volo. Secondo me stanno morendo di caldo e non vedono l’ora di andarsene.

Da quando sono arrivata li ho visti boccheggiare per tante ore e mi sono anche un pochino preoccupata. I piccoli ormai hanno la misura di cicogne adulte e fanno continue prove di volo librandosi nell’aria come si può vedere nel video sotto al testo.Stanno tutto il tempo in attesa dei genitori con il becco spalancato.

È calato il sole, sento i genitori dei cicognini tornare ai nidi  e fare il tipico rumore del becco della cicogna che sbatte. Questo rumore concilia il sonno e sono sicura che  riuscirò a dormire profondamente. 

Nei prossimi giorni, dicono, arriveremo a 42 gradi.

 

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